"Secco, stracotto, smisurato sasso sale scende sul saldo saliscendi."
ph. Sara Lucchi |
Cent'anni fa a Tregnago, si campava di campagna. Frumento, allevamento, patate, fieno per il bestiame e frutteti, le vigne c'erano, ma la produzione non era ancora diventata quella che è ora.
Era però un paese con parecchi uffici pubblici: pretura, distretto militare, questura, carceri mandamentali, catasto, ufficio del registro e delle imposte, oltre a molte botteghe, osterie e trattorie.
Alla fine dell'800, la Società bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica, cominciò le trattative per prendere la decisione che cambiò le sorti di molti tregnaghesi e abitanti della Val d'Illasi.
Il Monte Tomelòn, ad ovest del paese, era ricchissimo di quella che venne considerata elemento fondamentale per la costruzione di un impianto per la produzione del cemento: la marna, roccia sedimentaria composta da argilla e calcare, la migliore per le miscele cementizie.
La cava oggi ph. Sara Lucchi |
Altri due elementi fondamentali che portarono la società Italcementi a scegliere Tregnago, furono i trasporti e l'acqua. Il comune di Tregnago si accollò tutte le spese per elettrificare la tramvia (allora a vapore) che da Tregnago scendeva a Caldiero, dove si trova anche tutt'ora la stazione dei treni, di modo che il materiale potesse essere caricato e trasportato agevolmente. Venne poi incanalata l'acqua che scendeva da Giazza e da altre sorgenti della valle, che non solo servì allo stabilimento, ma che venne portata anche nelle case dei tregnaghesi.
La tramvia ph. da Tregnago ti ricordo |
Cent'anni fa a Tregnago, non si campava più di sola campagna. L'inaugurazione della posa della prima pietra avvenne nel febbraio del 1922 e l'anno successivo cominciò la produzione. Lo stabilimento dava lavoro a più di 200 operai, tra chi era di turno ai forni e chi era alla cava di estrazione sul Tomelòn, collegata con la teleferica.
Lo stabilimento negli anni '60 ph. da Tregnago ti ricordo |
Nel centenario della nascita de "I Forni" o "La Fabbrica", come la chiamano i tregnaghesi, ho rivissuto la storia di quel periodo: i racconti di chi li ha vissuti, le delibere comunali dell'epoca, gli studi di storia dell'architettura fatti negli anni, il percorso tra sentieri, vigne e bosco, che dallo stabilimento porta alle cave.
ph. Sara Lucchi |
Ho rivissuto tutto questo in un modo un po' insolito, ovvero sia tramite le voci di chi ha fatto ricerca storica sullo stabilimento, sia grazie alle interpretazioni degli attori. Questi hanno riportato tra noi storie e racconti di chi in questo luogo ci ha lavorato, come Toni, operaio della cava; di chi ci ha perso qualcuno, come Maria, rimasta vedova e senza uno dei figli; di chi ha fatto tanto per la cultura del paese all'epoca, come don Ferruccio Spada.
ph. Chiara Maria Mattiello |
ph. Sara Lucchi |
ph. Chiara Maria Mattiello |
Ho camminato in luoghi bellissimi, ho raccontato quello che so del mio paese, ho ascoltato chi ne sapeva di più, ho riso e mi sono commossa. Ah, e ho scoperto il Vermut, aperitivo che era stato offerto anche allora dall'amministrazione comunale per celebrare l'inaugurazione dello stabilimento.
All'evento hanno contribuito e collaborato: Comune di Tregnago, VeronAutoctona (Simone Fiorio, Chiara Maria Mattiello e Maria Grazia Marcazzan), Serena Marchi con i suoi studi di storia dell'architettura, gli attori Diego Carli, Tecla Dal Forno e Giacomo Scardoni, Bio Bar per il rinfresco finale e Loris Franchetto che ci ha accolti nella sua proprietà che era l'abitazione dei direttori dello stabilimento.
Non finisce qui, perché seguiranno altre iniziative per festeggiare il centenario di un luogo che ad oggi non è più operativo, ma che rimane nella memoria del paese e dei suoi abitanti e che va raccontato e valorizzato.
ph. Sara Lucchi |
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