il mio luogo del cuore
Ph. Sara Lucchi |
"Mamma ma quando finiscono le messe? Io mi stufo." Ieri sera è andata così: con una cinquenne che si stufa (ma che per lo meno sta buona nel banco) ed un quasi treenne che tira la veste al sacerdote e mette le mani a coppa aspettando la comunione.
Andare a messa da piccoli era effettivamente un po' noioso. Confondevo sempre le tre chiese presenti a Tregnago, tranne una. Quella "coi muri con le bolle".
Ci andavo col nonno Piero, che apriva la chiesa coi muri con le bolle e cominciava a suonare le campane. Le faceva suonare anche a me, per poi doversi fermare e salire sul campanile a sistemare perché tirando troppo la corda ne avevo bloccata qualcuna. Quasi tutte le volte.
La chiesa coi muri con le bolle, aveva i muri con le bolle letteralmente. Nella parete di destra erano dipinti dei volti che mi sembravano angeli. Erano riquadri con una tratteggiatura lungo il bordo, quasi si dovessero ritagliare ed incollare come a scuola. Dove non c'erano dipinti, il muro si gonfiava e dopo qualche tempo cadevano pezzettini a terra. Come le bolle di sapone che dopo un po' esplodevano.
Non mi sono mai interessata a cosa fossero quei dipinti, né la storia. Non so perché, forse la davo per scontata. La chiesetta era sempre stata lì, col nonno che la apriva, diceva il rosario a maggio, c'erano la panchina e il cipresso fuori e la vista dal muretto che guai a salire che cadi giù e ti rompi la testa.
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Alla fine dell'università hanno cominciato il restauro, sapevo che era aperta e sono andata a sbirciarla con Gioia, un'amica di Vicenza storica dell'arte. Quando sono entrata, per quanto ci fosse la confusione da cantiere, ho avuto una sensazione di pulizia: via gli strati, via la polvere, via il tempo, fuori i colori.
La chiesetta di San Dionigi, ora, è una bolla di colore. Il restauro ha pulito dalla calce del tempo tutto quello che c'era sotto: santi, colori, storie e fede.
Sono affreschi trecenteschi, in cui sono rappresentati santi con vite straordinarie, cari alla devozione dell'Est Veronese. Ma soprattutto, c'è la testimonianza di fede di una famiglia di Marcemigo, il cui figlio nel 1357 (l'affresco è datato) ha voluto commissionare l'opera con 5 santi per l'anima del padre e della madre.
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Tutto quello che so sulla Chiesetta di San Dionigi lo devo a Gioia e alla sua tesi della triennale, a Silvia e Simone che mi hanno sempre aiutato con l'inquadramento storico. Ci sarebbero ancora tante cose da scoprire sulla Chiesetta e su Marcemigo; ci sarebbero altre cose da dirvi sulla sua storia e il resto degli affreschi. Scriverò altri articoli, ma in ogni caso non riuscirò a raccontarvela del tutto bene: perché per quello, la dovrete venire a vedere.
A presto.
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